Il Museo

NatuRa è una tappa obbligata per gli amanti del birdwatching e della fotografia naturalistica, con le sue due valenze di Museo Ravennate di Scienze Naturali e di Centro Visite del Parco del Delta del Po. Inoltre, il museo è all’interno di un luogo storico di Sant’Alberto, il Palazzone, un’antica osteria della metà del 1500.

Questo è un Museo dedicato agli animali, alla natura e all’educazione ambientale. Passeggiando tra le sue sale puoi ammirare una ricchissima collezione ornitologica, appartenuta ad Alfredo Brandolini, allestita in un percorso museale innovativo e interattivo, che ti coinvolge e incanta con l’ascolto di canti degli uccelli e la visione di forme e colori che suggeriscono i numerosi e affascinanti adattamenti della natura. Il Museo è arricchito dalla presenza di un laboratorio didattico e dell’atelier dei piccoli, uno spazio interamente dedicato al gioco libero dei piccoli visitatori.

Da NatuRa partono tante escursioni a piedi e in bici alla scoperta del Parco del Delta del Po, una delle aree più ricche in biodiversità dell’intero paese. Dal punto di vista naturalistico questa area ravennate di Parco è caratterizzata da una grande varietà di ambienti, ricchi di tipicità di flora e di fauna.

La visita accompagnati dalle nostre guide ambientali escursionistiche è un’esperienza ricca di suggestioni, curiosità e informazioni sul territorio. Se preferisci muoverti in autonomia, ricorda che al Museo puoi parcheggiare l’auto in sicurezza e noleggiare la bicicletta. Questo è il punto di partenza ideale per la nuova ciclabile di Comacchio e per avventurarsi nell’Argine degli Angeli.

Storia del Museo

Il Museo ornitologico e di scienze naturali Ravenna – oggi chiamato “NatuRa”- nasce nel 1970, quando le sorelle Bianca e Maria Brandolini donano al Comune di Ravenna la collezione ornitologica del loro fratello Alfredo, rinomato studioso e appassionato di ornitologia, insieme alla ricchissima biblioteca.

Il Museo era allestito nella Loggetta Lombardesca (dove oggi ha sede il MAR – Museo d’Arte della città) e crebbe attorno al nucleo originario che raccoglie le specie di uccelli locali, che dalla Via Emilia popolavano e popolano le pianure, le valli e le pinete fino al mare Adriatico. Purtroppo molte di queste specie si sono estinte e pertanto la loro conservazione accresce l’importanza di questo Museo scientifico, che consente di ricostruire una storia ambientale delle nostre zone anche attraverso l’avifauna scomparsa.

Come simbolo del Museo fu scelto il pettirosso (Erithacus rubecula rubecola) in omaggio a quel primo esemplare catturato da Brandolini da bambino l’11 novembre del 1906 che diede avvio alla sua collezione, frutto di oltre mezzo secolo di paziente raccolta. L’ultimo a entrare in collezione fu uno “Stercorario mezzano” (Stercorarius pomarinus) catturato a un paio di chilometri al largo di Porto Corsini il 28 novembre 1961.
Affidato alla direzione del dottor Azelio Ortali, il Museo ha arricchito notevolmente il suo patrimonio e da museo “locale” ha allargato i propri confini accogliendo anche le specie di uccelli provenienti da quasi tutte le parti del mondo.

Il Museo, tenendo presente un criterio didattico, nel tempo ha incluso ulteriori sezioni sicché al passare degli anni la città si è dotata di un vero e proprio Museo di scienze naturali. Attualmente il patrimonio di NatuRA comprende infatti collezioni ornitologiche ed entomologiche, a cui si aggiungono raccolte di uova e nidi, collezioni di rettili, mammiferi e conchiglie, non solo presenti nel territorio emiliano romagnolo, ma anche esotici. Sono presenti inoltre un fondo di minerali e uno etnografico, lascito di naturalisti del territorio.

Il Palazzone di Sant'Alberto

Sant’Alberto nel XIV secolo era un paese di confine tra il Ducato di Ferrara, lo Stato pontificio, la bizantina Ravenna, Bologna e la Repubblica di Venezia, conteso attraverso numerose guerre.

All’epoca era completamente attraversato dal Po, i suoi abitanti si distribuivano da una parte e dall’altra degli argini, vivendo i ritmi e le stagioni del fiume.

Il Po di Primaro era a quel tempo totalmente navigabile dal Mare Adriatico fino alla città di Ferrara e per questo rappresentava una via di navigazione fondamentale per gli scambi commerciali fluviali, in particolare per il sale.

Proprio per questo, verso la metà del 1500, il duca di Ferrara decise di costruire a Sant’Alberto una Hostaria, attuale sede del museo, che rappresentasse l’avamposto ferrarese in terra romagnola, utile come luogo di sosta magazzino per le derrate di passaggio e probabilmente anche sede di un posto di guardia.

L’edificio rimase della famiglia estense fino alla caduta del Ducato di Ferrara nel 1598.
Nel 1688, dopo aver perso parte del prestigio ed essere stato declassato a osteria torno a godere di una buona fama come dimora gentilizia della famiglia Ravennate degli Spreti e tale rimase fino al 1885 con il declino della vecchia nobiltà Pontificia, il palazzo cominciò a essere indicato in maniera dispregiativa come il palazzone fino alla metà del 1900. Il suo uso fu di semplice abitazione popolare.

Nel 1970 venne acquistato dalla cooperativa agricola braccianti e dalla cooperativa muratori cementisti manovali che nel 1981 donarono il fabbricato al Comune di Ravenna con la precisa destinazione di museo della civiltà delle acque.